Si sapeva che lo sciopero… caÂporale del 24-9, indetto in commoÂvente accordo da tutti tre (o quatÂtro!) i sindacati ufficiali, si sarebbe risolto nella solita truffa. Lo si saÂpeva – e l'avevamo denunciato in tempo – per la stessa direzione unitaria assicurata dalle grandi conÂfederazioni asservite ai partiti politici della borghesia, per l'origine della sua iniziativa e per la conseÂguente sua impostazione, riguardoÂsa dei centri più sensibili e dei gangli più vitali dell'economia nazionale, delle fabbriche dei padroÂni (parola d'ordine di non fermare i forni, le acciaierie, le produzioni a ciclo continuo, ecc.). Sappiamo che lo stesso avverrà della succesÂsiva ondata di agitazioni che le orÂganizzazioni sindacali demo-libero-staliniste vanno già programmando al solito duplice scopo di dar sfogo al più che legittimo malcontento degli operai e di controllarne riÂgidamente gli sviluppi per manÂtenerli nell'ambito della legalità . D'altronde, basti pensare che, avendo la C.I.S.L. espresso qualche dubbio sulla convenienza di un'aÂzione a scadenza vicina come – per non essere anche questa volta l'ultima venuta – la C.G.I.L. venÂtilava, Di Vittorio si è affrettato a moderare i suoi bollori in nome dell' "unità " finalmente raggiunta dai tre sindacati nel… fregare gli operai facendo finta di aiutarli.
Miscellanea (arch. stor.)
La Confederazione Generale del Lavoro
Anche al Sud, come al Nord, la caduta del fascismo scatena le energie popolari; le manifestazioni di strada sfociano nella distruzione dei simboli del passato regime mentre la classe operaia campana si mobilita nell'intento di far cessare la guerra. Numerosi sono i casi, dalle Puglie agli Abruzzi, in cui le dimostrazioni colpiscono i simboli tradizionali dell'oppressione contadina, distruggendo i ruoli delle imposte e incendiando i municipi.
Anche qui, come al Nord, la repressione badogliana non si fa attendere molto [1]. Il 28 luglio a Bari, durante una manifestazione di piazza, la polizia uccide 23 lavoratori e ne ferisce 60. Il 16 agosto cinquecento lavoratori dell'Uva di Torre Annunziata formano un corteo e le forze dell'ordine tornano a sparare. A Portici vi è un'altra manifestazione il 29 agosto. A Castellammare di Stabia il 2 settembre un migliaio di operai dell'Avis Meccanica si muovono in corteo e chiedono "pace e pane". I carabinieri li disperdono con bombe a mano provocando 5 feriti e le SS collaborano arrestando 10 operai.
"Diritto al lavoro" o libertà dal lavoro salariato?
20 marzo 1997
Quella del "diritto al lavoro" non è mai stata parola d'ordine dei proletari comunisti, ma essa si rivela una vera stupidaggine nell'epoca in cui una massa consistente di ore di lavoro vengono eliminate per sempre dallo stesso capitalismo. Se siamo al punto in cui il Capitale dimostra di fare a meno dei lavoratori è evidente che risulta dimostrato anche l'inverso: i lavoratori possono benissimo fare a meno del Capitale.
Ogni piagnisteo sul "diritto al lavoro", nell'epoca della massima introduzione degli automi e dell'informatica è una pura idiozia.
Nella storia dell'umanità niente è stato più insensato dell'odierno culto del lavoro: abbiamo finalmente a disposizione i mezzi per essere liberi dalla necessità e invece questi mezzi ci dominano, ci abbrutiscono di lavoro, ci offrono una produttività così alta che la stragrande maggioranza della popolazione è "in esubero" rispetto alle esigenze della produzione. E non lavora affatto.
Il marxismo e la questione sindacale
Da "Battaglia Comunista" n. 3 del 1949.
Ieri
Quando la cosiddetta stampa operaia sostiene oggi che ogni attentato al diritto di organizzazione sindacale e di sciopero è un attentato ai principii della democrazia e che lo si combatte difendendo la costituzionalità dei presenti regimi parlamentari, l'impostazione di questa vitale questione dell'azione di classe è semplicemente rovesciata, con la abituale conseguenza di disorientamento e disfattismo della preparazione proletaria.
I regimi borghesi parlamentari alla loro origine si opposero con ogni energia al diritto di coalizione operaia e agli scioperi, con feroci leggi criminali. Solo nel 1871 il parlamento inglese, che aveva secoli di vita, soppresse le leggi che consideravano reato la costituzione dei sindacati di lavoratori, delle trade unions, senza per questo cessare di essere, come Marx dice, una trade union di capitalisti. La rivoluzione francese con una legge del 1791 vieta e punisce le associazioni di operai. Nel pensiero liberale classico queste fanno rinascere le feudali corporazioni eliminate dalla rivoluzione borghese.
Lavoro salariato e capitale
Karl Marx (1847)
Pubblicato per la prima volta sulla Neue Rheinische Zeitung, a partire dal 4 aprile 1849.
Introduzione del 1891 di Friedrich Engels
Lo scritto che segue apparve come serie di articoli editoriali nella Neue Rheinische Zeitung, a partire dal 4 aprile 1849. Base di esso sono le conferenze che Marx tenne nel 1847 alla Associazione degli operai tedeschi di Bruxelles. La sua pubblicazione fu interrotta; il "continua", che si trova alla fine dell'articolo pubblicato nel numero 269, non ebbe alcun seguito a causa del precipitare degli avvenimenti, della marcia dei russi in Ungheria, delle insurrezioni di Dresda, di Iserlohn, di Elberfeld, del Palatinato e del Baden, che portarono alla soppressione del giornale (19 maggio 1849). Il manoscritto del seguito non è stato trovato tra le carte lasciate da Marx [1].
Lavoro salariato e capitale è stato pubblicato parecchie volte come opuscolo; l'ultima volta nel 1884, Hottingen-Zürich, Tipografia cooperativa svizzera. Tutte queste edizioni riproducevano, sinora, il testo esatto dell'originale. Ma poiché l'attuale ristampa dovrà essere diffusa come opuscolo di propaganda e avrà una tiratura non inferiore alle 10.000 copie, mi si è posta la questione se, in queste condizioni, Marx stesso avrebbe permesso una riproduzione integrale dell'originale.
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