Non si ferma lo sciopero in Bangladesh. Fino a 200.000 operai del settore dell'abbigliamento sono scesi in strada in questi giorni costringendo centinaia di fabbriche tessili a chiudere. L'obiettivo dello sciopero è un aumento generalizzato del salario minimo da circa 38 dollari al mese a 100. La polizia ha risposto a questa rivendicazione con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. I lavoratori bloccano le strade e gli scontri con le forze dell'ordine hanno provocato il ferimento di centinaia di persone.
Le proteste hanno avuto come epicentro la capitale Dhaka, sede di centinaia di fabbriche che producono abiti per i negozi di Walmart, Gap e Macy. La rete di interessi che lega i grandi marchi della distribuzione al governo del Bangladesh risponde agli interessi del capitale globale e non ci sono leggi nazionali che tengano di fronte alle pressanti richieste dei mercati.
Il paese conta migliaia di fabbriche tessili, che danno lavoro a oltre 2 milioni di persone, la maggioranza delle quali sono donne. Nonostante l'importanza strategica di questo settore per la crescita dell'economia nazionale, i lavoratori del tessile in Bangladesh sono tra i meno pagati al mondo, e spesso faticano per 80 ore alla settimana in fabbriche prive degli standard minimi di sicurezza. "Con i 3 mila taka che prendo ora - spiega ad AsiaNews Salma Begum, una giovane operaia - non posso mantenere la mia famiglia, né comprare le medicine per mia madre, che è ammalata."
Il tutto ricorda la lotta per un living wage - un salario per vivere - negli Stati Uniti: dai precari dei Fast Food a quelli di Walmart stanno nascendo piattaforme di lotta aperte, collegate attraverso Internet e pronte ad allargarsi al resto del mondo.
Proteste per aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro sono frequenti in Bangladesh, ma sono aumentate di intensità dal mese di aprile, quando una fabbrica è crollata, uccidendo più di 1000 operai in uno dei peggiori disastri industriali del mondo. Nonostante l'enorme numero di morti al Rana Plaza poco sembra essere cambiato e gli scioperi di questi giorni ne sono la testimonianza.
Il resto del mondo non resta indifferente: i precari newyorkesi di 99 Pickets coadiuvati da altri gruppi negli States e altrove sono attivi, già da alcuni mesi, con Flashmob e Twitterbombing in solidarietà ai lavoratori di Dhaka.
Chicago86